I fiori di senape dipingono di giallo le rive dei canali mentre i pescatori aspettano pazienti lo strappo delle carpe. Gli aironi sguazzano nelle pozze a mezza gamba e la distesa di piscine gioca con le vette delle Alpi. Le cime delle montagne spuntano, bianche, un filo sopra l'orizzonte, poi, uno scherzo delle leggi dell'ottica le ripropone, uguali, nel bel mezzo della risaia. Che con un buon paio di stivali ci puoi camminare sopra a quelle vette lontane. E' aprile inoltrato e, come succede da secoli e secoli, nei latifondi del Vercellese è iniziata la stagione del riso. I campi sono stati allagati e la terra attorno a Desana si è trasformata in un mare a scacchi. Un grande specchio che duplica tutto il bello della natura. Ai tempi di «Riso amaro», le povere mondine in questo specchio riflettevano fatica e tormenti. Lasciavano cadere pesanti gocce di sudore, mentre le sanguisughe si attaccavano alla pelle; cantavano sognando di essere lontane... oppure lì vicino, sulla sponda, con l'innamorato. Spinte dal bisogno, arrivavano in treno dalle più lontane lande della Padania e per mesi si seppellivano nell'umidità della risaia, in balia delle zanzare e della lentezza del tempo che non passa mai. Ora è cambiato tutto. Restano solo il sapore di antico del mondo che circonda i riti del riso, le file dei pioppi, le curve placide dei canali, le rosse cascine schiacciate dal peso di tetti bruniti, ma le macchine hanno spazzato via la sofferenza e la rabbia delle lavoranti. L'allagamento è diventato un'operazione agricola indolore, uno spettacolo affascinante capace di attrarre visitatori a caccia di emozioni rustiche e sofisticate al tempo stesso. Viaggiatori desiderosi di conoscere la cultura che ruota attorno ai grandi prodotti gastronomici italiani, di vedere in presa diretta come nasce un piatto speciale e di consumarlo dove ha origine la materia prima. Il vecchio latifondo si sta trasformando in qualcosa di nuovo e attorno alle risaie si sviluppa un ambiente diverso. Lo dimostra la tenuta della famiglia Vercellone di Desana, in provincia di Vercelli. Una famiglia antica che vanta tra i suoi avi Federico Rosazza, senatore mazziniano spesso ai ferri corti col conte Camillo Benso di Cavour. Un grande notabile piemontese che possedeva un palco al teatro Carlo Felice di Genova e uno al Regio di Torino. Ma anche un fervente patriota iscritto alla Giovane Italia con il soprannome di Gatto, spesso in corrispondenza con «Emilia», «Antonietta» e la «Cugina», i tre soprannomi di Giuseppe Mazzini. Un dandy, pure, che aveva tra i suoi fornitori «Borsalino» per i cappelli, «Levi e Sacerdom» per gli abiti, «Opera» per le calzature e «Prevot e Rontin» per le camicie. Fu lui a ridare vita al castello di Desana, che il padre Vitale aveva rilevato dai conti Tizzoni, e a riorganizzare l'azienda agricola che si snoda per più di 300 ettari attorno al maniero. Un'azienda che oggi il senatore non riconoscerebbe più. Nei locali ai piedi dell'antico castello, in un edificio un tempo al servizio del ciclo produttivo, otto stanze sono state adattate a camere per ospitare visitatori. Al piano inferiore è nato il ristorante (con annessa bottega) «Oryza» dove si servono decine di piatti a base di riso. Tutti chicchi prodotti dall'azienda «Tenuta Castello», su cui sorge un'antica riseria che i cultori del prodotto di qualità possono visitare. Vagando tra i silos e le pietre smerigliatrici, si scoprono i segreti della lavorazione del carnaroli, del vialone nano, dell'arborio, del baldo, del balilla, del nero venere, del rosso selvatico, le varietà coltivate ai piedi del maniero di Desana. Si scopre che ogni chicco ha un rivestimento di 7 pelli. La prima, la più dura, si chiama lolla, le altre giumelle. La antiche macchine della «Tenuta castello» tolgono le prime tre, lasciandone altrettante attorno al cuore. Sono queste tre giumelle residue, che fanno dei piatti del ristorante Oryza qualcosa di speciale. La brillatura industriale le elimina completamente, privando i buongustai di una gamma straordinaria di sapori e sensazioni. «Quando si vede un chicco di riso pulito e brillante come un diamante - spiegano in azienda - non vuol dire che è migliore. Vuol dire che sono state tolte tutte le giumelle». E con loro se ne va quel tanto di gustoso e di antico che circonda un prodotto inimitabile. Provare per credere. La visita alla «Tenuta castello» non finisce tra le piscine, nella riseria, o attorno al tavolo del ristorante. C'è spazio anche per gli amanti della storia e della botanica. La famiglia Vercellone ha aperto alle visite il castello di Desana e il suo meraviglioso parco. Girando per le stanze del maniero, si potrà fare la conoscenza con la storia dei conti Tizzoni, che qui avevano fondato una zecca e battevano moneta, o con il senatore Rosazza e la sua corrispondenza coi grandi del Risorgimento, messa in bella mostra tra i tanti cimeli del notabile. Il parco, originale e un po' selvaggio, ospita cedri secolari, un laghetto, piante esotiche: è talmente silenzioso ed accogliente, che anche gli aironi, i veri signori della risaia, fanno il nido tra le fronde dei suoi alberi. (Di Luigi Alfieri - da Gazzetta di Parma del 15 aprile 2009) | NOTIZIE UTILI Dove si trova Desana Desana è un piccolo borgo a 6 chilometri da Vercelli, in Piemonte. Ospita un bel Castello, un tempo di proprietà dei conti Tizzone che vi battevano moneta, oggi della famiglia Vercellone. E' circondato di risaie ed offre un bellissima veduta sull'intero arco alpino. Tenuta Castello E' un'azienda molto particolare. Innanzitutto è un podere agricolo di 320 ettari coltivato a riso. Poi è una riseria dove la materia prima prodotta sul fondo - solo quella - viene brillata. Ancora, è la sede di un agriturismo, su cui si appoggia il ristorante Oryza, che serve decine di piatti a base di riso. L'agritursimo è affiancato da una bottega, dove può essere comprato il prodotto dell'azienda, attrezzata a spedizioni in tutta Italia. Infine, il castello è visitabile dal pubblico insieme all'annesso giardino. Info: www.tenutacastello.com. Telefono 0161318297 I dintorni Desana i trova a soli 6 chilometri da Vercelli, una città molto bella che si trova lungo il percorso della via Francigena, un fiume di cultura che nel Medioevo correva dal Nord al Sud dell'Europa. Non a caso è stata sede di una delle più antiche università italiane (XIII secolo) e vi si trova una delle prime e più belle chiese gotiche del continente: Sant'Andrea, assolutamente da vedere. La città ospita due delle più belle case museo private del Paese: il museo Borgogna e il Leone. Facilmente raggiungibili anche le colline del Monferrato e le Alpi biellesi. Chi ne volesse saper ancora di più sul riso, sappia che tra Vercelli e Novara si snoda il percorso «andar per cascine nelle terre d'acqua». |
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Luigi AlfieriGiornalista. Scrittore. Giramondo. Categories
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November 2013
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