La Mongolia è ocra come la sabbia del Gobi, verde pastello come le distese della steppa, smeraldo come le foreste della taiga. D’incanto, in giugno, sugli altipiani asiatici fioriscono gli iris e tutto si colora di azzurro. Nel deserto e nella prateria spuntano grandi macchie turchine, quasi viola: per chilometri e chilometri tundra e sabbia sembrano rispecchiare il cielo con le sue sfumature che vanno dal color carta da zucchero al cobalto. Il Cielo Eterno, che gli sciamani consideravano il primo degli dei; il Cielo Eterno, che Gengis Khan invocava prima di partire alla conquista delle terre dove tramonta il sole. Quando arriva il vento della Siberia, pungente e birichino, gli iris cominciano a danzare e i prati si increspano come il mare, a ricompensare un Paese, adagiato ad altezze vertiginose, che la natura ha voluto senza coste e senza sbocchi.
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Luigi AlfieriGiornalista. Scrittore. Giramondo. Categories
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November 2013
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