ma anche inni a una bellezza pratica e ruspante, si mantenne un equilibrio armato tra vicini, finché sulla scena non arrivò un uomo sanguinario, amante del male, del tormento e del dolore.
Visitando le sei città murate tutto parla di lui, Ezzelino da Romano. Il tiranno che godeva delle sofferenze dei suoi nemici, delle loro urla di morte, dello strazio della carne. A Cittadella, appena varcata Porta Padova, si trova la lugubre massa della Malta, il carcere dove Ezzelino murava vivi i nemici. Nel bel mezzo del tredicesimo secolo pochi, nei comuni e nelle signorie lombarde, ignoravano cosa fosse la Malta. Dante, il sommo poeta, la cita nei canti dell’Inferno come un esempio di presenza diabolica in terra.
La sua terzina, scolpita sul marmo, è ancora lì a provocare brividi, a rammentare
stridor di denti. Ezzelino era nato nel 1194 a Romano, nel bel mezzo dell’Esagono, da una famiglia di grandi signori. Quando Federico II di Svevia riaccese la lotta mortale tra impero e papato e tra impero e comuni, il nobile Veneto subito si schierò con lui, facendosi ghibellino. Come il sovrano, Ezzelino era colto, intelligente, astuto; ma ben più spietato. Finchè il vento soffiò alle spalle dei fautori dell’impero universale, il dittatore conquistò città dopo città. Padova, Vicenza, Treviso, Trento furono presto sue. Le tenne in pugno con la minaccia delle armi e della tortura.
Massacrò i nemici e occupò tutte le città murate che ancora oggi portano lugubri segni del suo passaggio. Come un satrapo dell’estremo oriente, come certi Sho-gun nipponici, godeva della disperazione altrui e aveva scelto la Malta come luogo per esercitare il proprio vizio. C'è chi giura che in certe notti senza luna, a Cittadella, si possano ancora cogliere antichi gemiti che salgono dalla fortezza. Con la sconfitta di Federico II a Parma, nel campo di Vittoria, tra Vicofertile e Valera, la fortuna del partito ghibellino finì. E con essa la fortuna di Ezzelino. Il tiranno, pian piano, andò perdendo il controllo delle città e delle roccaforti. Infine, ferito in battaglia a Soncino, nel Cremonese, si inflisse una morte atroce come quella dei suoi nemici. Rifiutò le cure, si strappò i bendaggi, scarnificò le ferite fino a rimanere dissanguato tra mille tormenti.
Pian piano, Cittadella, Castelfranco, Marostica e le altre murate, dopo essere passate da un signore all’altro, dopo essere state contese da Scaligeri e Carraresi, finirono nelle mani della Serenissima Repubblica di Venezia. E’ per questo che oggi passeggiando in piena terraferma si odora profumo di mare e si ammirano forme d’oriente.
Poi c'è Asolo, la morbida, la leggera, la città di latte e miele, o di panna montata. Tutta bianca, cenere e nocciola.
Tutta immersa in profumi d’altri luoghi. Circondata di cipressi pensosi che salgono verso la cima della collina in armonia con le ville ed i palazzi: edifici che sono lì dai tempi in cui la Serenissima assegnò il dominio della vetta incantata alla regina di Cipro, Caterina Cornaro. Caterina portò nella sua reggia il meglio dell’umanesimo italiano. A lungo fecero parte della corte Giorgione, Lorenzo Lotto e Pietro Bembo, che qui ambientò il proprio capolavoro, gli Asolani. Da allora la piccola città è divenuta la patria di molti poeti: dal grande vate dell’Inghilterra vittoriana, Robert Browning, per finire ad Eugenio Montale e Giuseppe Ungaretti.
Asolo fu anche il buon ritiro di Eleonora Duse, l’attrice amata da Gabriele D’Annunzio e il luogo di riposo del romanziere americano Henry James. Salendo sulle fortificazioni della città si scorge un panorama unico: da una parte la sterminata pianura veneta, dall’altra i primi contrafforti delle Alpi e, laggiù in fondo, emergente tra i boschi, il tempietto che Antonio Canova ha costruito a gloria imperitura del suo luogo natale: Possagno. Un capolavoro tra i più splendidi dell’architettura di tutti i tempi. La restituzione in vita delle linee che furono dei greci e dei romani: una sintesi moderna delle forme del Pantheon e del Partenone, tracciata tra mura medioevali e boschi secolari.
Ciò che più di ogni altra cosa rende dolce Asolo è il suo clima temperato, che permette la piantagione dell’ulivo e fa della terra che circonda ville e palazzi un unico lussureggiante orto botanico, dove si respirano i mille profumi mediterranei. E’ questa la bizzarria dell’esagono Veneto: di tanto in tanto spuntano isole climatiche tiepide, dove il verde stupisce per la ricchezza: cipressi, magnolie, querce e tanto ulivo. Così, al tramonto, a Marostica si può imboccare il sentiero che, insieme alle mura, si inerpica per il monte che protegge la città, e porta, lento, verso il castello alto. Il sole colora di rosa la fortificazione, il cielo è cobalto, un vento leggero fa stormire le foglie, gli spadoni spargono macchie di blu e un alito profumato di primavera eterna.
COME MUOVERSI TRA LE CITTÀ La base di partenza ideale per muoversi all'interno dell'esagono delle città murate del Veneto è Cittadella. Si trova a non più di venti chilometri di distanza da ognuna delle altre cinque ed è dotata di una buona ricezione alberghiera. Facendo un rapporto prezzo qualità, per dormire, si consiglia l'Hotel Roma (www.hotelroma-cittadella.it, e-mail: [email protected], telefono 0499408700) in pieno centro storico. E' situato in un edificio del Settecento, è a conduzione famigliare, è dotato di tutti i servizi e di camere confortevoli. Per i pasti si segnala la «Taverna degli artisti», osteria ristorante che segue la tradizione veneta con un carattere innovativo. Da non perdere, a Cittadella, l'incredibile tramonto sulle mure e il panorama che si stende sui monti della prima guerra mondiale. |
MAROSTICA Marostica si trova in provincia di Vicenza e nel Medioevo era l'avamposto militare del Comune. Oggi è famosa perché ogni due anni vi si gioca la partita degli scacchi viventi. In realtà il suo grande tesoro sono le mura che arrampicandosi sulla montagna circostante uniscono il Castello Basso, in città e il castello Alto, sulla vetta. La passeggiata che tocca le due rocche è indimenticabile | CASTELFRANCO VENETO Castelfranco Veneto è la città natale del Giorgione, il capostipite della serie di grandi pittori veneti del Cinquecento. La cattedrale ospita la sua pala più celebre. Nel Medioevo era l'avamposto del comune di Treviso verso la minacciosa Padova. Per questo è stata dotata di mura imponenti che resistono tuttora. All'interno si teneva un mercato franco da tasse, da qui il suo nome.. | CITTADELLA Cittadella è una perla unica nel suo genere. E' circondata da un muro alto 14 metri, con una circonferenza di un chilometro e mezzo. E' l'unico camminamento di ronda interamente percorribile in Europa. Intorno corre un fossato di acqua sorgiva, sorprendentemente pulita. Al tramonto il sole accende di un rosso abbagliante i mattoni delle mura. Uno spettacolo. |
POSSAGNO Possagno ha l'onore di essere la terra natale di uno dei più grandi scultori della storia dell'umanità, il sublime Antonio Canova, l'uomo che ha fatto rivivere l'equilibrio dell'arte greca. Proprio lui ha dotato la piccola città fortificata di un tempietto che spunta dal verde dei boschi per riproporre le linee del Partenone e del Pantheon di Roma. | ASOLO Asolo è la piccola Atene del Veneto. Assegnata alla deposta regina di Cipro, Federica Cornaro divenne una corte rinascimentale colta e sofisticata, frequentata dai grandi artisti del tempo. Pietro Bembo vi ambientò il suo scritto più celebre, gli Asolani. Nei secoli i suoi giardini, le sue ville, i suoi palazzi hanno continuato ad attrarre poeti e scrittori. | BASSANO Bassano del Grappa, forse, è la più celebre delle città fortificate del Veneto. Il vertice più famoso dell'esagono. Il suo ponte è tra i più conosciuti nel mondo. La città rientra nell'epica della prima guerra mondiale e sui monti alla sue spalle, il Grappa in particolare si sono svolte interminabili e logoranti lotte di trincea. E' considerata la città degli alpini. |